L’infarto del miocardio (il muscolo di cui sono formate le pareti del cuore) è determinato dalla improvvisa chiusura da parte di un trombo (un coagulo di sangue) di una delle coronarie (le arterie che portano il sangue al cuore) già affetta da alterazioni della parete causate dall’arteriosclerosi. La parte di cuore rifornita di sangue dalla coronaria che si è chiusa va incontro ad un danno progressivo ed irreversibile (necrosi cioè morte delle cellule per mancanza di ossigeno) in qualche ora. Ciò ha come conseguenza che una parte del cuore smette di funzionare e si riduce quindi la capacità complessiva del cuore di pompare il sangue nelle arterie.
Negli ultimi anni è stata sviluppata una tecnica (angioplastica coronarica) che permette di riaprire rapidamente la coronaria occlusa, durante la fase acuta dell’infarto. La riapertura della coronaria determina il ripristino del flusso di sangue e la riduzione dell’area danneggiata con recupero funzionale della parte di cuore che altrimenti si sarebbe irrimediabilmente fermata. Il risultato che si ottiene con la riapertura della coronaria è tanto migliore quanto più l’intervento è stato rapido.
Dopo l’infarto il paziente avrà un cuore con un danno residuo di entità molto variabile: da nessun danno ad una grave malfunzionamento. Passata la fase acuta dell’infarto i pazienti vengono sottoposti ad un periodo di riabilitazione, con graduale incremento dell’attività fisica, in centri dedicati. Nella grande maggioranza dei casi ciò viene ottenuto con successo ed il paziente può riprendere una vita anche lavorativa del tutto normale.
Di fondamentale importanza è l’eliminazione dei fattori di rischi che hanno portato allo svilupparsi dell’arteriosclerosi che è la causa dell’infarto e porterebbero all’aggravamento della malattia e a possibili ulteriori infarti. Il paziente dovrà quindi seguire un trattamento farmacologico per controllare l’iper-colesterolemia, il diabete e l’ipertensione, quando presenti. Importanti l’esercizio fisico e una dieta corretta. I pazienti fumatori dovranno astenersi completamente dal fumo.
Parte importante del trattamento è rappresentato dall’uso di farmaci che riducono la capacità di aggregazione delle piastrine, la componente del sangue che determina la formazione del trombo. Per un anno la terapia sarà duplice, con l’uso contemporaneo di aspirina e di un altro farmaco specifico, successivamente sarà sufficiente la sola aspirina. Il paziente infartuato dovrà, infine, sottoporsi a periodici controlli cardiologici che comprendono anche una valutazione strumentale (elettrocardiogramma, ecocardiogramma e test da sforzo).
(a cura del Cardiologo della Cittadella Socio Sanitaria di Cavarzere, il Dottor Giovanni Maria Boffa)