L’asma è una malattia cronica, a base genetica: può essere allergica o non allergica. La prima interessa prevalentemente bambini e giovani, la seconda, detta anche intrinseca perché non riconosce un fattore esterno, si sviluppa prevalentemente in età adulta. E’ in discreto aumento da 20 anni. E’ una malattia strana: non c’è infatti un quadro uguale per tutti, anzi: un asmatico può non avere crisi per anni, un altro più volte all’anno. E’ in pratica un’infiammazione del bronco che possiamo definire latente: sotto una certa soglia non si manifesta. In occasione di particolari stimoli (una sostanza allergica, l’umidità fredda, cioè la nebbia, particolari odori, il fumo ecc), l’infiammazione aumenta ed il bronco tende a chiudersi: si può avere una vera e propria crisi di mancanza di respiro o solo una sensazione di chiusura al petto. Proprio per quanto suddetto non è che l’asmatico si debba curare sempre, anzi: nella forma cosiddetta intermittente, la più frequente e così detta perché alterna periodi anche lunghi di benessere a periodi più critici, il paziente utilizza solo un broncodilatatore al bisogno, la cosiddetta bomboletta spray, e questo può succedere solo qualche rara volta. Se il senso di chiusura persiste bisogna allora ricorrere ad un trattamento antiinfiammatorio classicamente rappresentato dal cortisone, utilizzato con particolari dispositivi che permettono la deposizione sino ai bronchi più piccoli. Il cortisone così inalato resta per la massima parte nei bronchi e non va in circolo: solo quello che va nello stomaco va in circolo per cui è importante dopo l’inalazione fare un piccolo gargarismo, sciacquare bene la bocca e sputare l’acqua utilizzata per lo sciacquo. Questo perché l’inalazione comporta la deposizione di una piccola quantità del farmaco sulle corde vocali e, se non la si toglie, deglutendo finirebbe nello stomaco. Sono prodotti sicuri: uno studio di molti anni fa su bimbi di 3 anni trattati per oltre 2 anni con beclometasone (un cortisonico inalatorio) non ha dimostrato effetti clinici dimostrabili. Le forme classiche sono quelle infantili, solitamente allergiche: ci sono molti fattori che fanno venire a galla un’asma. Studi sui bambini di una scuola vicina ad un’arteria ad alto scorrimento ha dimostrato la maggior probabilità di comparsa di asma (scarichi delle auto, particolato del diesel- l’aumento delle auto diesel sembra legato all’incremento dell’asma). Un altro studio ha evidenziato che l’uso di latte vaccino nella primissima infanzia determina una maggior possibilità di comparsa di asma. Di contro il vivere assieme al gatto ha evidenziato l’opposto, che non ci si aspettava perché il pelo del gatto è altamente allergizzante, e cioè una protezione contro la comparsa. Che l’asma sia allergica o meno l’importante è che il paziente venga seguito con regolarità dallo specialista: in genere ogni 6 mesi inizialmente; una volta che il paziente, istruito dal continuo contatto con il medico, ha imparato a conoscere bene la propria asma (cioè a capire quando intervenire con il farmaco di base) e quindi ad autogestirsi, può essere controllato una volta all’anno: guai a non controllarsi per tempi lunghi. Il rischio in questo caso è che non facendo spirometrie che mi dicono se ho sempre la stessa buona quantità di aria, il paziente possa rimanere in una condizione di contrazione dei muscoli del bronco che in questo modo perde parte della sua naturale elasticità: il risultato è la perdita di parte della capacità respiratoria con il rischio che l’asmatico diventi come un bronchitico cronico (nel quale il bronco diventa come un tubo rigido che porta poca aria e che conduce nel tempo all’insufficienza respiratoria).
(a cura del Dottor Guglielmo Bussoli, Pneumologo della Cittadella Socio Sanitaria di Cavarzere)