E’ sui quotidiani di questi giorni una notizia agghiacciante: un ragazzo di 22 anni (F.A. di Noale) è deceduto per shock anafilattico in seguito all’ingestione di noci alle quali era allergico. Purtroppo non è il primo caso di decesso per shock anafilattico da allergia da alimenti. Lo shock anafilattico è una reazione allergica generalizzata che coinvolge diversi organi ed apparati (polmonare, respiratorio, cardiocircolatorio, gastrointestinale, e altro). I sintomi, spesso fatali, insorgono dopo brevissimo tempo dall’assunzione dell’alimento. Importantissimo da tenere presente: i sintomi non dipendono dalla dose ingerita e possono essere sufficienti anche dosi molto ridotte dell’alimento in causa. In pazienti molto sensibili possono avere reazioni gravissime anche a causa di piccole quantità di allergeni ingeriti incidentalmente e presenti nel cibo come contaminazione (“allergeni nascosti”) o come ingredienti non dichiarati in etichetta in preparazioni alimentari commerciali.
Fortunatamente quest’ultima evenienza sembra essersi ridotta moltissimo in seguito ad alcune disposizioni emanate per legge in seno alla comunità europea. Inoltre spesso gli alimenti responsabili sono assunti sporadicamente. Le reazioni allergiche ad alimenti si verificano più frequentemente in soggetti affetti da altre patologie allergiche come ad esempio asma allergico. Nei bambini gli alimenti che più frequentemente sono chiamati in causa sono le proteine del latte e le uova (ma anche pomodoro, grano, arachide, cereali).
Nell’adulto, potenzialmente, qualsiasi alimento, al quale si è allergici, può dare origine ai sintomi. La maggior frequenza riguarda l’allergia alla frutta (kiwi, mela, pesca, banana, ecc.) verdura fresca (pomodoro, sedano, carota, semi di sesamo, cipolla….) e ai semi (sesamo, arachidi, nocciola, noci ed altri). Alcune persone, sensibili ai pollini di piante ed erbe, sono più a rischio di allergia verso frutta, verdura, semi, legumi e cereali. Il più delle volte queste ultime reazioni si manifestano con sintomi orali, come gonfiore e pizzicore alla mucosa orale e alla lingua, descritti nella Sindrome Orale Allergica (SOA) che il più delle volte si limita al cavo orale. A volte la SOA, anche se più raramente, può dare origine a reazioni generalizzate molto gravi. A questo proposito la Commissione Europea ha individuato alcuni alimenti di particolare interesse che devono essere indicati obbligatoriamente nelle etichette degli alimenti confezionati anche se in tracce: arachidi, vari tipi di noci, crostacei, pesce, germogli di soia, latte vaccino, uova, grano, senape e sesamo. NB: Attenzione anche all’allergia all’Anisakis! A rendere il pesce allergenico per alcuni soggetti non sono solo le proteine, bensì anche l’Anisakis. Ma che cos’è? Si tratta di un parassita molto diffuso tra i pesci. Il pesce azzurro è la specie più a rischio. La sua pericolosità è massima nel pesce crudo o poco cotto. Per eliminare il parassita, è necessaria una lunga cottura o un prolungato congelamento del pesce. Per cui è importante sapere se una persona è allergica a un qualche alimento e prendere le precauzioni, oltre che doverose, indispensabili. La diagnosi dell’allergia alimentare, in tutte le sue fasi, viene eseguita da tempo in ambulatori allergologici operanti nel territorio nazionale. Il procedimento diagnostico è molto semplice: esistono delle linee guida redatte a livello internazionale che portano ad una diagnosi sicura. Diciamo subito che il gold standard (il miglior test in assoluto) per la diagnosi dell’allergia alimentare è Il DBPCFC (acronimo di Double Blind Placebo Controlled Food Challenge) (*). Il test è piuttosto delicato per le sue ricadute e quindi deve essere obbligatoriamente eseguito in ambiente protetto. Ultimamente l’avvento dell’allergia molecolare, ha dato molti risultati incoraggiati per pensare di poter soprassedere volte a questo test, sebbene tutto sia ancora in fase iniziale. Quindi in caso di allergia dichiarata e certificata ad uno o a più alimenti è indispensabile, ovviamente in relazione ai sintomi, dotare il paziente di un farmaco salvavita (adrenalina autoiniettante) che deve sempre essere a disposizione e alla portata del paziente E’ indispensabile inoltre istruire in modo preciso ed esaustivo il paziente sulle modalità d’uso.
Assieme al farmaco salvavita è preferibile che il paziente abbia disponibile in qualsiasi momento cortisonici ed antistaminici con facilità di assunzione. Oltre a questo lo specialista sarà in grado di tracciare per il paziente un modus operandi nel senso di evitare o meno l’alimento in causa. Il mio pensiero è che oggigiorno, con le procedure internazionali già collaudate, è impensabile che ancora si debba leggere di queste tragiche notizie. E allora, lungi dal fare facile allarmismo, ma è molto utile essere informati in modo preciso e corretto. Sapere con certezza a quale alimento si è allergici, quali sono i primi segnali di una eventuale reazione e come fare, e cosa avere a disposizione, per contrastarli. E per terminare vorrei richiamare il lettore su un punto molto importante. Ci sono a disposizione, in vari ambulatori o studio professionali, alcuni test che nulla hanno a che vedere con una diagnostica scientificamente corretta. Spesso sono test multipli che vantano la possibilità di individuare intolleranze alimentari o altre patologie cliniche legate ad alimenti:
Ricerca anticorpi anti IgG e IgG4 alimento-specifici, Bryan test, Cyto-test, Dria-test, Vega, Test elettrodermici, Test del capello (bioscreening), Biorisonanza, Test Kinesiologico etc. etc.
Tutti questi test sono NON AFFIDABILI e NON RIPRODUCIBILI: provocano danni perché rallentano il raggiungimento della diagnosi corretta ed incentivano il paziente a sottoporsi a diete privative con possibili danni da carenze nutrizionali.
La diagnosi delle allergie si fa in ambulatorio allergologico.
(*)Lo Scatenamento in Doppio cieco controllato con placebo garantisce una diagnosi precisa e quindi consente di evitare una falsa attribuzione di allergia ad un alimento e quindi di evitare sia un danno fisico (eviterebbe un alimento sbagliato e continuerebbe ad ingerire il vero allergene alimentare) sia un danno psicologico (sarebbe sempre nel timore, nella paura di reazioni allergiche) .
A cura dell’Allergologo della Cittadella Socio Sanitaria di Cavarzere, il Dottor Valentino Querzoli